Le potenzialità terapeutiche della relazione con il cavallo sono riconosciute fin dal tempo degli antichi Greci (Ippocrate consigliava lunghe cavalcate serali per combattere l’ansia e l’insonnia) ma solo nell’ultimo secolo vi è stato un impiego sempre più sistematico ed ampio del cavallo come strumento e partner riabilitativo e terapeutico nel caso di persone con disabilità neuromotorie, motorie, neuropsicologiche, psichiatriche e psicologiche.

Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è infatti entrato nei programmi di riabilitazione inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra poi in numerosi altri paesi.

L’uso terapeutico del cavallo, nella forma della Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è stato introdotto in Italia nel 1975 dalla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio che ha istituito l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE) che è attualmente, in Italia, uno dei pochi enti riconosciuti per la formazione dei terapeuti.

L’uso terapeutico del cavallo è stato definito internazionalmente dall’International Therapeutic Riding Congress di Amburgo del 1982 che ha specificato tre diverse fasi o metodologie d’intervento terapeutico:

  1. Ippoterapia propriamente detta: costituisce l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore. E’ riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
  2. Rieducazione equestre: vede il cavaliere impegnato nella conduzione attiva del cavallo, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente.
  3. Equitazione sportiva per disabili: rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte agonistica.

E’ inoltre possibile effettuare, grazie al cavallo, una vera e propria psicoterapia, così come definita dall’organizzazione internazionale EAGALA.

 

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